"Luoghi amati, nodi della poesia e musica”
con Laura Pezzino e Viola Lo Moro
Il nodo piano è il nodo di base, il primo che si impara per mare o per terra.
È un nodo abbastanza semplice, anche se – come molte cose semplici –
deve essere preciso e fatto in un certo modo.
Ha una ragione d’essere molto precisa:
lega insieme capi di corda, cima, filo – spesso di spessore diverso –
congiunge e, a meno che non si voglia, ha una ottima tenuta. Immagino
quindi traiettorie, intenti, mondi – simbolici e non – che possono unirsi con
sapienze, consenso e rispetto dei diversi spessori. È il nodo per eccellenza
delle relazioni quindi. Basico, essenziale, ma tutt’altro che semplice.
La parola piano poi ci richiama a una necessaria ripresa di un tempo non di
puro consumo dell’arte e della sua fruizione, fa il paio con la stagione appena
passata, alle attenzioni inclusive e ai ritmi che possono essere e dovrebbero
essere scanditi dai corpi reali che abitano gli spazi.
I dialoghi avranno come centro tutto questo, legati per affinità di temi agli
spettacoli, ma mai in una posizione didattica o pedagogica nei confronti di
quello che gli spettatori e le spettatrici vedranno in scena.
I fili dei dialoghi saranno due:
- I nodi tematici: come nei testi troviamo alcune ricorrenze di quelli
che abbiamo chiamato “nodi” (legami familiari, legami con alunni/e legami
con la natura e il selvaggio)
- I nodi tra i registri artistici differenti: come tra testi che usano mezzi
di espressione differenti, stili, linguaggi, medium testuali, dialogano tra loro
(la parola scritta e la parola disegnata, la sceneggiatura/il soggetto/il romanzo
e il prodotto audiovisivo)
Viola Lo Moro